1.2.3.2 L’evoluzione del NPE

Al fine di descrivere meglio l’entità del mutamento linguistico da gergo a lingua per quanto riguarda da vicino il pidgin nigeriano, ci serviremo di alcuni esempi tratti da fonti diverse. Tali esempi si dimostrano interessanti perché ritraggono l’evoluzione del NPE, presentandoci un panorama linguistico che parte da una lingua gergale e giunge a livelli letterali e “addirittura” poetici, conquistandosi una posizione marcatamente alta e rifiutando ogni giudizio sulla sua semplicità.

È doveroso premettere che testimonianze scritte di questi stadi della lingua di contatto in uso nell’Africa occidentale, alcuni risalenti al XIX secolo, sono cosa piuttosto rara nelle ricostruzioni storiche dello sviluppo di lingue pidgin e creole. Il primo esempio che portiamo in esame appartiene all’opera pubblicata con traduzione integrale in un lavoro di Forde (1956) – come riportato da Turchetta(2009,p.49)– che ritrae gli usi linguistici della comunità efik, presso l’area del delta del fiume Niger, nel vecchio Calabar.

Gli efik si distinsero per secoli nei traffici commerciali con gli europei, in particolare con la tratta degli schiavi, catturati durante incursioni nelle comunità più interne dell’area (Turchetta 2009). Risale agli ultimi periodi della tratta degli schiavi un diario scritto dalla mano di un mercante efik, dove sono contenute le registrazioni dei commerci con le diverse compagnie europee, corredate inoltre da appunti sulle modalità di attracco nei diversi porti lungo la costa e sulle abitudini e le particolarità dei vari mercanti europei interessati all’acquisto di schiavi. Il brano estratto si riferisce alle quote pattuite per entrare nella società Ekpe da parte di uomini efik che intendevano intraprendere il commercio degli schiavi con gli europei.

About 6 am in Aqua Landing with fine morning so I walk with Egbo men to go fo Etutim so his Deash 1 Rods & 1 small cas Bottle Brandy soon after we hav all Egbo men go to Egbo Bush Bush for mak bob about Egbo Young & Little Otto plaver so Egbo Young oay 1 goat & 4 Rods & Little Otto pay 4 Rods so all Egbo men com Down for Duik plaver and be join putt moony for 20 men all be 64 men putt moony 45 for Duk family 19 for another family.

TRADUZIONE «Le sei antimeridiane. Ero ad Acqua Landing (la spiaggia grande); era una mattina e così sono andato a piedi con gli uomini ekpe a casa di Etutim. Ci ha regalato una pistola e una piccola cassa di brandy. Subito dopo abbiamo preso tutti gli ekpe e siamo andati nella loro zona di foresta, per discutere con Egbo il giovane e Little Otto del fatto che Egbo il giovane ha dato una capra e quatto pistole e Little Otto ha pagato quattro pistole. Tutti gli ekpe sono venuti a discutere di questo con Duke e hanno messo insieme il denaro per venti uomini. Hanno pagato 64 uomini, 45 della famiglia di Duke e 19 di un’alta famiglia.»

Si può notare subito che la temporalità non è segnalata da alcuna morfologia verbale dedicata, ma la narrazione procede secondo lo schema Ni /Ni-j individuato da Labov (1990) e precedentemente citato. Come rileva Turchetta (2009, p. 49), “la sequenzialità è espressa in senso cronologico e lineare, sostenuta dall’uso della sequenza soon after, senza che peraltro la medesima aiuti nella collocazione temporale degli eventi.”


Al contrario, le moderne varietà di West African Pidgin English esprimono la temporalità, l’aspettualità e la modalità attraverso una morfologia verbale definita e riconoscibile, in particolare le varietà nigeriane. Esaminiamo ora un paio di esempi tratti da Faraclas (1996), in riferimento proprio alle varietà più moderne di Nigerian Pidgin English.

L’autore americano, di origine greca e rumena, ha scritto una grammatica descrittiva del NPE prima di dedicarsi all’insegnamento presso l’università di Port Harcourt, esattamente sul delta del fiume Niger da cui provengono gli efik, non lontano da Calabar. Possiamo considerare gli esempi riportati all’interno della sua grammatica come corpus linguistico testimone di una varietà più grammaticalizzata rispetto alla precedente, essendo dati raccolti e pubblicati successivamente. Difatti, è possibile notare la presenza di morfemi con valore grammaticale (e.g. ‘de’, articolo; ‘don’ particella con valore perfettivo), assenti nel brano sopra:

Come si può vedere, già è possibile fare un’analisi grammaticale e sintattica strutturata. Rispetto all’esempio precedente, compaiono tratti di maggiore complessità: brevi subordinate introdotte dal pronome relativo wey (in italiano ‘che’), l’articolo determinativo de e il perfettivo don. La comparsa di parole funzione accompagna la necessità di dare ordine agli elementi delle frasi, per assicurare una comprensione da parte dell’ascoltatore. Ciò ricalca lo schema di Givon (1989) presentato prima, a livello della morfologia grammaticale, della costruzione sintattica, dell’ordine delle parole; con benefici sicuramente connessi anche alla velocità locutiva e alla certezza informativa. Similmente, nell’esempio che segue, vediamo l’occorrere di altri tratti:

Qui, la ripetizione della seconda persona singolare you e il suo posizionamento a inizio frase, indicano la volontà del parlante di enfatizzare l’enunciato nei confronti dell’ascoltatore. Inoltre, vediamo la costruzione della negazione al passato, ottenuta attraverso l’uso di never in posizione preverbale. Tali elementi dimostrano la presenza di una grammatica condivisa dal parlante e dall’ascoltatore e possono indicare che la lingua è giunta a una fase grammaticale stabile, pur se qui non abbiamo ancora presentato un vasto corpus di occorrenze a dimostrazione di quanto appena affermato. Nonostante la stabilità raggiunta nella fase grammaticale, sono ancora riscontrabili tratti fonologici tipici del gergo e del pidgin, come la tendenza a semplificare la fonologia in base allo schema CV o CVC. La pronuncia di sleep (‘dormire’), ad esempio, risulta in silip. Tale utilizzo della vocale epentetica (i.e. ‘i’) è una caratteristica riscontrabile nelle lingue in formazione e, in maniera molto simile, nelle interlingue in fase di acquisizione; anche la pronuncia dello standard tired (‘stanco’), che nel testo appare come taya, è atta a semplificare la pronuncia rispetto all’inglese standard, sempre secondo il medesimo schema di ripartizione di vocali e consonanti.

Proseguendo nell’esame di testi originali, proponiamo un brano estratto da un sito internet, precisamente un blog dedicato all’informazione di fatti locali nigeriani. L’ultimo aggiornamento noto è stato registrato da Turchetta (2009) e risale al 2003, ma il testo è stato usato anche da altri autori, tra cui Bhatt (et al., 2006), come esempio di prosa in Nigerian Pidgin English. Al momento presente il sito in questione non è più raggiungibile online, ma lo riportiamo come estratto da Turchetta (2009, p. 174).

Per più info, clicca qui.

La fonte è un editoriale nominato Pa Mugo & Ma Mugo’s Comments Joints, qui l’autore desidera informare il proprio pubblico del bando emesso contro coloro che arrostiscono le pannocchie di mais lungo le strade; scritto in una varietà che presenta alcuni lessemi presi dall’inglese standard a causa dell’argomento trattato (ad esempio «state environmental protection agency») o dovuti all’interferenza della lingua di scolarizzazione, la cui influenza diventa maggiore nello scritto (e.g. “ontop”, “blockage”, “ban”, “drain”) :

Bauchi don sack Corn roasters dem

Mai piple ah say make I come nack una tori wey make my mout open since Thursday wey I hear am. Make una follow me hia dis one o, make una no vex I no say dem tok say palmwine tapper no de tok everytin wey im see for ontop palmtree, but dis one no gree siddon for my belle o. Na so Bauchi state govt ban piple wey de roast corn for dia capital, ogheme biko o, wait make I carry tori reach ground. Na so Mallam Nasiru Shehu the oga pata pata for Bauchi state environmental protection agency (BSEPA), na so im tok say na de piple wey de roast corn for road na dem cause plenty plenty blockage for drain and liter road [...].

Bauchi ha mandato a spasso chi arrostisce il mais

Gente, vi racconto una storia che mi ha fatto tenere la bocca aperta da giovedì quando l’ho sentita. Ascoltatela con attenzione, non vi arrabbiate se non dico che si dice che il battitore del vino di palma non dice proprio tutto quello che vede dalla cima della palma, ma questa non la posso proprio trattenere. Così il governo statale di Bauchi ha bandito le persone che arrostiscono il mais nella capitale. Per favore, aspettate che vi racconti la storia fino in fondo. Ecco, il Mallam Nasiru Shehu, il capo assoluto dell’agenzia per la protezionale ambientale dello stato di Bauchi (BSEPA), ha proprio affermato che sono le persone che arrostiscono il granturco per strada che causano i molti blocchi delle fognature e sporcano le strade [...].

Il testo, sicuramente più lungo ed articolato dei precedenti, si presenta come una narrazione scritta secondo alcuni dei canoni della lingua parlata. Tra queste, ricorrono espressioni volte a tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore/lettore. L’inizio appare come un’invocazione destinata a far capire a chi riceve il messaggio che la storia vale la pena di essere ascoltata (“Make una follow me hia dis one o”, ‘ascoltatela con attenzione’).

Altrettanto chiaramente, nel testo appare che l’autore intende riferirsi a persone con cui condivide un panorama di riferimenti simbolico-linguistici e culturali specifici attraverso l’uso di espressioni comuni e metaforiche (i.e. “mai piple”, “palmwine tapper no de tok everytin wey im see for ontop palmtree”, “dis one no gree siddon for my belle o”). Prima di procedere ad un’analisi più dettagliata, ricordiamo il contesto specifico da cui il brano è tratto: un sito online il cui scopo è informare su ciò che accade a livello locale nigeriano. Possiamo perciò dire con un buon grado di probabilità che l’autore desse per scontato che il suo pubblico fosse nigeriano, volesse informarsi o intrattenersi e intendesse il pidgin. Già questa considerazione porta a riflettere sull’espansione del NPE e del suo utilizzo nel 2003, ben diversamente dal contesto in cui abbiamo visto il primo brano, i cui scopi erano registrare i passaggi di consegne e i regolamenti di conti tra i mercanti di schiavi.

Inoltre, quest’ultimo esempio si rivela interessante in quanto vi emergono alcuni tratti caratteristici del Nigerian Pidgin English, elementi per cui è possibile riscontrare una maggiore continuità con l’italiano rispetto all’inglese standard, o comunque elementi utili da sfruttare in contesti di acquisizione guidata: il pronome personale di seconda persona plurale una (‘voi’), l’espressione avverbiale na so (‘e così’) con valore consequenziale, il clitico pronominale di terza persona plurale am (‘loro’), il raddoppiamento (i.e pata pata, plenty plenty).

Altre rilevazioni possono essere fatte per quanto riguarda la fonologia: molti termini nei West African Pidgin Englishes derivano da lessemi di origine inglese che subiscono variazioni fonetiche e possibili rigrammaticalizzazioni o risemantizzazzioni durante il processo di crescita del pidgin. Alcune di queste sono considerate più o meno recenti entro le varietà di WEPA riscontrabili in Africa occidentale.

Per uno studio comparativo più approfondito delle varietà di West African Pidgin English, cfr. Peter, Wolf (2007), A comparison of the varieties of West African Pidgin English, in ‘World Englishes', Vol. 26, No. 1, pp. 3–21.

In appendice si troveranno altri due testi interessanti per osservare l’evoluzione della lingua fino a dimostrarne le potenzialità poetiche e letterarie. Tali potenzialità saranno visibili in particolare nella poesia Catch naira for me di Ezenwa-Ohaeto (1988), dove è possibile osservare le influenze dell’inglese standard, usato per portare la lingua a livelli più alti, più autorevoli. Quindi possiamo rilevare che la scelta di codice è effettivamente marcata e ha significato soprattutto dal punto di vista sociale e dipende fortemente dal tipo di messaggio che il referente intende comunicare.

L’altro esempio fornito nelle appendici è un testo tratto da Agheyisi (1984a, p. 227) ed è un’altra esemplificazione della varietà acrolettale, in questo contesto usata per scopi “pedagogici”. Il brano è il racconto di una persona che riporta le parole di una cosiddetta “ostetrica capo”, che possiamo interpretare come la referente del reparto di maternità di un’ospedale, nei confronti delle buone pratiche da assumere per condurre una buona gravidanza. Il testo chiaramente ha uno spiccato scopo informativo-divulgativo ed è ottimo per osservare le strutture linguistiche in atto.

Alla luce di questa introduzione al pidgin nigeriano possiamo dire che una migliore comprensione dei meccanismi propri della pidginizzazione ha contribuito alla nostra comprensione dell’acquisizione di lingue seconde (e.g. Mather, 2006; Romaine, 1988; Andersen, 1983), mentre la teoria dell’acquisizione della prima lingua è stata parzialmente discussa dal concetto del bioprogramma innato, sviluppato da Bickerton nel contesto dei suoi studi sulla creolizzazione; secondo lo studioso questo concetto sarebbe implicato nell’origine di tutte le lingue e del linguaggio stesso. Inoltre, lo studio sul ruolo degli universali linguistici coinvolti nella pidginizzazione (v. Kay e Sankoff, 1974) e nella creolizzazione ha concentrato l’attenzione sulla natura stessa degli universali, contribuendo significativamente alle successive teorie della grammatica (Holm, 2000).

Infatti, secondo Holm (Ibid.), per approcciarsi alle lingue di contatto si necessita una ridefinizione dei tradizionali universali linguistici, ma anche di quelli che sono tra i concetti basilari della linguistica, come i concetti di parola, verbo, frase, dialetto, fino al concetto stesso di lingua. Le nostre definizioni, insieme alle nostre grammatiche, risultano spesso inadeguate nel rendere conto, contestualmente, della sconfinata varietà presente al mondo e dei suoi cambiamenti. Perciò, una chiara comprensione dei concetti fondamentali è importante, poiché sono i mattoni con cui costruiamo le nostre teorie per rendere conto della realtà.

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