3.3 La metodologia di analisi

L’analisi delle sequenze che proponiamo di seguito viene a collocarsi nel filone analitico sulla classroom interaction, all’interno del più ampio settore di studi di Second Language Acquisition (SLA) e nella versione che oggi si avvale dell’apporto metodologico della Conversation Analysis (CA), il noto approccio sociologico, micro-analitico, che considera le attività verbali come azioni sociali e ne descrive in dettaglio l’organizzazione sequenziale e i meccanismi, non partendo da categorie prestabilite, ma assumendo l’orientamento dei parlanti.

Per l’estesissima letteratura internazionale sull’Analisi della Conversazione, si rimanda a questo link e alla bibliografia cronologica (1987–2014), disponibile online a questo altro link.

L’applicazione al campo di SLA, conosciuta anche tramite la formula CA for SLA, fonda appunto l’analisi dell’apprendimento e dello sviluppo della competenza “on and in action”, come scrivono Seedhouse e Sert (2011, p. 4). Gli autori ne richiamano la prospettiva di base attraverso le parole di Pekarek Doehler (2010, p.107):

learning a language involves a continuous process of adaptation of patterns of language-use-for- action in response to locally emergent communicative needs, and the routinisation of these patterns through repeated participation in social activities...and the resulting competencies are adaptive, flexible and sensitive to the contingencies of use.

La CA è quindi una pratica metodologica attraverso cui possiamo analizzare come il significato di ciò che compone l’interazione sia legato tanto al contenuto referenziale quanto alle modalità di produzione dei contributi, alla loro collocazione nella sequenza discorsiva, alla co-presenza di altri fattori contestuali che orientano l’interpretazione dei partecipanti (Fatigante, 2006). Per quanto riguarda il presente studio, si è scelto di adottare la CA for SLA poiché l’analisi delle trascrizioni può rivelarsi uno strumento utile al fine di esaminare le occorrenze di alcuni fenomeni linguistici e translinguistici (e.g. code-switching, code-mixing) che caratterizzano gli scambi interazionali all’inter- no di una classe multilingue come quella presa, qui, in esame.

Di fatto, come illustra Fatigante (2006), ignorare gli aspetti formali della produzione verbale in una trascrizione equivale ad un’azione (legittima se teoreticamente motivata dagli scopi della ricerca; Ochs 1979) di soppressione del significato più che di riduzione ai semi essenziali. Per questo, con l’obbiettivo di non ridurre, per quanto possibile, il significato e la rilevanza pratica delle scelte linguistiche dei partecipanti all’interazione, si è deciso di dedicare tanto spazio alla descrizione delle varietà non-standard (i.e. il NPE), alle loro implicazioni sociolinguistiche e alle conseguenti ideologie linguistiche connesse, nei capitoli precedenti.

L’analisi conversazionale, con il passare del tempo e con adattamenti specifici ai contesti di riferimento, si è occupata di elaborare un sistema di trascrizione che permettesse di cogliere fin nei minimi dettagli i luoghi, i tempi e i modi del sottile e preciso sistema di procedure regolatrici dell’interazione, consapevole tuttavia della portata già analitica e interpretativa dello strumento di trascrizione (Fatigante, 2006,).

Al fine di illustrare maggiormente il contributo che la CA può apportare in questa sede e le motivazioni che hanno condotto alla scelta di questo approccio analitico, ci sembra opportuno ricordare, attraverso le parole di Fatigante (2006, p. 220), che «l’analisi conversazionale (a partire da Sacks 1992; Sacks, Schegloff & Jefferson 1974) nasce come applicazione dell’interesse etnometodologico verso la descrizione e la spiegazione dell’insieme di competenze, procedure e ‘metodi’ che parlanti (e ascoltatori) ordinari impiegano nelle loro interazioni quotidiane (cfr. Heritage 1995)» in quanto si considerano le produzioni e le scelte linguistiche dei partecipanti come atti sociali, culturalmente specifici e altamente dipendenti dal contesto.

I partecipanti cui la CA si indirizza sono dunque soggetti competenti (cfr. Heritage 1984: 128), che applicano – e continuamente adattano – un esteso insieme di conoscenze implicite, repertori e risorse comunicative, ad una serie di imprese – la conversazione ordinaria od orientata ad una funzione specifica (i.e. l’acquisizione di una lingua seconda) – solo apparentemente semplici, eppure complesse e organizzate da precise regole secondo un principio di razionalità e intelligibilità.

Proprio alla luce di questi ultimi due principi, di fronte alla vastissima produzione di trascritti e analisi generate dagli inizi della CA ad oggi, è immaginabile riscontrare tra gli studiosi una preoccupazione riguardo al poter rendere i trascritti come descrizioni sufficientemente valide e attendibili degli eventi cui corrispondono (Peräkylä, 1997).

Nel panorama degli studi conversazionali ed interazionali, le registrazioni audio (e video) si rivelano di fondamentale importanza, in quanto permettono (i) di eseguire una riproduzione sufficientemente fedele dell’evento conversazionale occorso (e non più recuperabile altrimenti) e – allo stesso tempo – (ii) di ritornare sul dato, con la possibilità di specificarne sempre nuovi dettagli. Esse garantiscono inoltre anche la possibilità di un confronto incrociato di interpretazioni da parte di più ricercatori sullo stesso evento (Fatigante, 2006), creando l’occasione e ponendo le basi per eventuali collaborazioni o discussioni, le quali – in questo modo – potrebbero rivelarsi preziose.

Senza entrare ulteriormente in dettaglio, e rimandando il lettore alla letteratura internazionale dedicata all’analisi conversazionale (Sacks 1992; Sacks, Schegloff e Jefferson 1974; Heritage 1995, 1984) e alla CA applicata all’uso e all’acquisizione di lingue seconde (Gardner e Wagner, 2004; Hall, Hellermann, Pekarek-Doehler, 2011; Nguyen e Kasper, 2009; Pallotti e Wagner, 2011; Kasper e Wagner, 2014), presentiamo ora le convenzioni di trascrizione assunte a riferimento per l’analisi che segue. Le convenzioni adottate si rifanno al sistema elaborato da Jefferson, abitualmente utilizzato nelle analisi conversazionali. Il modo in cui le parole sono pronunciate è reso con l’ortografia standard (su questa scelta, cfr. Pallotti, 1999). Nelle trascrizioni, i riferimenti personali agli interlocutori sono rappresentati da una lettera maiuscola seguita da un punto, riportati con iniziali di fantasia per rispettare la privacy dei partecipanti. I simboli utilizzati corrispondono ai seguenti fenomeni del parlato:

Convenzioni di trascrizione

Inoltre, all’interno della sequenza sarà possibile osservare alcuni fenomeni evidenziati in maniera particolare. Tra questi, si è cercato, laddove possibile, di utilizzare l’espediente grafico per visualizzare le sovrapposizioni – spesso multiple – in maniera facilitata. Un altro fenomeno evidenziato sono le occorrenze in Nigerian Pidgin English, riconoscibili attraverso i caratteri in grassetto.

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