1.1.4.1 Le ipotesi filogenetiche
Turchetta (2009), nel primo capitolo del suo Pidgin e creoli, Introduzione alle lingue di contatto, volume che abbiamo selezionato come nostro riferimento in quanto nel panorama della letteratura italiana dedicata alle lingue di contatto si distingue per la chiarezza e per lāefficacia della sintesi sul tema. Lāautrice illustra le due ipotesi piuĢ significative di questo filone di studi, riassumendole in: filogenetica (i.e. sostratista e monogenetica) e universalista (tipologica e sociolinguistica). Commentando la prima, Turchetta (2009, pp. 17-18) spiega cosiĢ:
Dagli studi che in unāottica storica si sono occupati della nascita delle lingue di contatto (cfr. Thomason, Kaufman, 1988) eĢ emersa una considerazione utile in prospettiva filogenetica allāanalisi del mutamento di una lingua: nel rilevare quei tratti di continuitaĢ indispensabili a una comparazione e a unāevidenza genetica, non si puoĢ che considerare unāunica lingua progenitrice. Principio fondante della ricostruzione genetica nelle relazioni tra lingue eĢ che una lingua generata abbia allāorigine unāunica lingua progenitrice. Purtroppo, peroĢ, la mancata corrispondenza di un cospicuo numero di tratti che evidenzino continuitaĢ spinge naturalmente lāanalisi diacronica delle lingue di contatto verso i tratti discontinui, cosa che rende impossibile la certezza nella filogenesi allāinterno di unāunica famiglia linguistica, nel confronto tra lingue pidgin e creole da un lato e lingua lessificatrice dallāaltro. Lāeccessiva discontinuitaĢ rilevata nella comparazione linguistica eĢ il motivo per il quale anche la ricostruzione genetica di alcune famiglie linguistiche del mondo continua a restare controversa. Ne sono un tipico esempio le posizioni spesso discordi fra studiosi che si sono dedicati alla filogenesi delle lingue africane, per i quali basta cambiare il punto di vista nellāanalisi dei tratti continui, in relazione alle caratteristiche discontinue che fra lingue comparate si osservano, per comprendere come lāimpresa sia tuttāaltro che semplice e āscientificamente onestaā.
Per una panoramica sulle discussioni e i contrasti negli studi di genetica delle lingue africane, cfr. Greenberg (1955, 1964), Dixon (1997) e Newman (2000)
Possiamo rilevare che la continuitaĢ nelle strutture morfologiche e morfosintattiche costituisce il filo conduttore dellāipotesi filogenetica. Importanti sostenitori di questa ipotesi sono stati Whinnom (1965), Hall (1966) ā in particolare per lāanalisi dei processi di rilessificazione ā e Todd (1974), la quale avrebbe sviluppato una classificazione genetica per dimostrare come tutti i pidgin e i creoli lessificati da lingue europee siano riconducibili al sabir o lingua franca.
Le argomentazioni filogenetiche, in realtaĢ, vista la complessitaĢ del metodo comparativo, si basano su un numero ridotto di tratti che risultano per lo piuĢ in assenza ā come giaĢ precedentemente accennato ā rispetto alle virtuali lingue lessificatrici; a sostenerle sono quindi degli argomenti piuttosto deboli, i quali indurrebbero invece a considerazioni di natura tipologica, che vedremo nel dettaglio piuĢ avanti.
Lāattitudine a guardare alle lingue di contatto da un punto di vista genetico potrebbe derivare da Van Name (1869-70) ā precursore degli studi storici sui creoli ā il quale, certamente influenzato dal metodo storico comparativo, nella metaĢ del XIX secolo, si dedicoĢ alla ricostruzione delle relazioni genetiche tra le lingue europee lessificatrici e i creoli dellāarea caraibica. PiuĢ recentemente, un simile percorso di studi eĢ stato condotto da Hall e altri (1953) per la ricostruzione delle relazioni genetiche tra lingue romanze e creoli francesi caraibici.
In generale, negli studi storici dedicati alla creolistica risulta ancora oggi preponderante lāorientamento monogenetista e sostratista, relativo a una origine delle lingue di contatto a partire, appunto, dalla relazione genetica accertata con una lingua lessificatrice, cioeĢ secondo un processo in cui una lingua (e.g. lingue europee dei coloni) trasmetterebbe la base lessicale che andrebbe a strutturarsi nella nuova lingua in base alle strutture delle lingue native (e.g. lingue caraibiche, africane, etc..) in contatto. Turchetta (2009, p. 20), a questo proposito, rileva che:
Si attribuisce in questo modo una importanza somma alla lingua lessificatrice, la cui impronta non si limiterebbe al solo lessico, ma giustificherebbe anche la convergenza verso comuni caratteristiche strutturali. Un discorso simile eĢ abbastanza spesso costruito per i pidgin e i creoli con base lessicale inglese, comparati nelle strutture che ne giustificano lāimpronta della lingua germanica, in particolare per le analogie che taluni autori individuano nel sistema temporale, aspettuale e modale del verbo, nelle opposizioni di passato/completivo [i morfemi bin, don], originatesi in lingue variamente distanti, dal tok pisin del Pacifico al West African Pidgin English della costa occidentale dellāAfrica, al creolo di Giamaica nei Caraibi.
Bisogna dire che lāorientamento filoeuropeo nella ricostruzione dei sostrati di pidgin e creoli ha spostato per lungo tempo lāinteresse degli studiosi verso il contributo del āvecchio continenteā alla formazione delle lingue di contatto. Non pochi studiosi (v. Gilman, 1986; Hancock, 1969; Hall, 1966; Whinnom, 1965), infatti, hanno cercato, forzatamente, di ricondurre la genesi di pidgin e creoli a lingue di stampo europeo, come la Lingua Franca del Mediterraneo, la quale si sarebbe originata a sua volta da quello che Gilman (1986) definisce un protocreolo.
Queste rilevazioni nascono da uno studio storico-comparativo che analizza il mutamento linguistico delle varietaĢ in unāottica monogenetica eurocentrica. EĢ evidente, riporta Turchetta (2009), che per unāanalisi storica di una lingua di contatto possa assumere maggiore validitaĢ scientifica unāosservazione delle dinamiche di mutamento della lingua, prendendola in esame con le sue varietaĢ e lavorando ad una ricostruzione interna atta a ricomporre quelle fasi non storicamente accertate percheĢ impossibili da attestare.
PercioĢ, le prospettive sostratiste e filogenetiche in senso lato non risultano adeguate a render conto dei processi di genesi di tutte le varietaĢ pidgin e creole in unāottica coerente ed univocamente riconducibile allāidea dellāalbero genealogico; anche percheĢ, nella letteratura dedicata a queste ipotesi, le lingue di contatto nate in condizioni non imputabili al rapporto con le lingue europee trovano poco spazio.
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