1.1.2 Il pidgin come lingua franca
La definizione e lâuso moderno del concetto stesso di lingua franca derivano dalla lingua che era utilizzata lungo tutto il Mediterraneo, in particolare tra commercianti. Sabir o petit moresque sono appunto alcuni dei nomi â giaÌ attestati nei lavori di Whinnom (1965, 1977) e Wood (1935) â con cui ci si riferiva a tale lingua. Come riporta Turchetta (2009, p.28):
Le fonti che dal XIV al XVIII secolo si susseguono non menzionano un gergo o tantomeno una lingua, ma piuttosto una varietaÌ corrotta, bastarda di lingua, usata talvolta anche nella letteratura europea come esempio bizzarro di comunicazione tra mercanti. Dalla ricostruzione della Lingua Franca e della sua evoluzione nei secoli successivi allâapertura di nuove rotte commerciali appare invece evidente che si trattasse di un pidgin, giunto a una stabilizzazione allâepoca della pubblicazione del dizionario di petit moresque nel 1830.
Inoltre, Whinnom (1977, p. 297) osserva giustamente che nelle relazioni commerciali tra lâImpero Ottomano e il resto del Mediterraneo (sec. XVIII-XIX) il commercio era dominato dagli ebrei e coinvolgeva greci, arabi, cristiani di Siria, armeni, maroniti, ma anche inglesi e francesi; le compagnie mercantili si servivano spesso di italiani per quanto riguarda la contabilitaÌ, definendo il ruolo stesso del contabile con la parola scrivan, certamente derivante da quella parte di vocabolario di derivazione italiana della Lingua Franca, come menzionato in un lavoro di Wood (1935, p. 225):
«Italian was used as the Lingua Franca throughout the Levant, and the dragomen were nearly all Levantines of Italian extraction»
EÌ possibile supporre una presenza ancora vitale della Lingua Franca nel bacino del Mediterraneo durante il corso del XIX secolo, basandosi su alcune testimonianze autorevoli e secondo altre considerazioni rilevate sullo scarso prestigio della lingua in questione, in quel momento storico.
A proposito del âpidgin mediterraneoâ appena citato, vale la pena riportare quanto scriveva Ugo Foscolo (1850, p. 228) nel V discorso sulla lingua:âš
EÌ come tutte le altre, una lingua suggerita naturalmente dai bisogni dellâuomo, e percioÌ facilissimamente creata; e potrebbe anche chiamarsi lingua dâespediente ma eÌ alterata e spesso distrutta con la stessa facilitaÌ. Ne troviamo tuttavia una che sussiste da lungo tempo in forme bizzarre, ma non dissimili fra loro, in tutte le coste del Mediterraneo sino a Costantinopoli, sotto il nome di Lingua Franca; e per essa i mercanti dâogni religione e nazione sâintendono nelle fiere, alle quali concorrono a commerciare. Ogni viaggiatore in queâ paesi la parla, percheÌ eÌ costretto a parlarla; la impara facilmente, percheÌ consiste di parole necessarie aâ bisogni giornalieri e comunissimi della vita. (Ugo Foscolo)
Anche nelle opere letterarie sono presenti numerosi esempi che attestano lâesistenza di questa lingua, tra i tanti abbiamo selezionato un estratto da âLe Bourgeois Gentilhommeâ di MolieÌre (1670), interessante, ai nostri fini, percheÌ introduce elementi su cui ritorneremo:
(1) Se ti sabir Ti respondir Se non sabirâš Tazir tazir.
Estratto dal canto del Mufti, atto IV, scena V: âSe tu sai / rispondi / se tu non sai / taciâ (traduzione nostra).
Alcuni tratti in comune sono riscontrabili tra la Lingua Franca del Mediterraneo e il Nigerian Pidgin English (NPE), tra i quali troviamo la voce verbale saÌbi (âsapereâ in NPE) e il sostantivo piÌkiÌn (âbambinoâ in NPE) â termini che deriverebbero dal portoghese âsaberâ e âpequenoâ, rispettivamente. Diventa qui evidente una relazione linguistica tra il âpidgin del mediterraneoâ e il pidgin nigeriano. In questo caso, tali punti di contatto si spiegano con la storia della colonizzazione: i portoghesi furono tra i primi europei a raggiungere il territorio dellâattuale Nigeria, seguiti poi dagli inglesi. Si potrebbe condurre qui unâanalisi a partire dallâesempio che segue, riportato da Faraclas (1996), nella sua grammatica descrittiva del NPE, chiamata appunto Nigerian Pidgin:
(2) DiÌ piÌkiÌn no saÌbi swim swim ART bambino NEG sapere nuotare nuotare âIl bambino non sa nuotareâ
Oltre al lessico, tra questi due esempi sono riscontrabili anche strutture sintattiche simili, come il raddoppiamento â nella fattispecie, verbale (i.e. âtazir tazirâ / âswim swimâ) â che eÌ una caratteristica importante di pidgin e creoli espansi, come anche di altre varietaÌ non-standard, la quale puoÌ svolgere funzione semantica o grammaticale. Generalmente, nel primo caso aggiunge informazioni sullâintensitaÌ; nel secondo caso, sullâiterativitaÌ (Turchetta, 2009).
Tenendo conto di questo fenomeno della grammaticalizzazione per raddoppiamento si puoÌ condurre una interessante comparazione sintattica e strutturale tra il Nigerian Pidgin English, lâitaliano neo-standard e una varietaÌ italiana non-standard espansa e stabilizzata come, ad esempio, il napoletano (cfr. Tabella 1.1.). Ne conseguono implicazioni altrettanto interessanti per lâacquisizione della lingua target, soprattutto in una prima fase di apprendimento.

Addirittura, eÌ riscontrabile il fatto che in ambienti di acquisizione naturale non facilitata dellâitaliano L2, gli apprendenti imparino velocemente, in primo luogo, espressioni tipo âpiano pianoâ o âpoco pocoâ adattando le proprie competenze linguistiche sul lessico della lingua da acquisire, secondo un meccanismo molto simile a quello che risulta nella pidginizzazione di una lingua di contatto (Mather 2006); discuteremo diffusamente questo genere di implicazioni acquisizionali piuÌ avanti.
La comunanza tra il Sabir e il Nigerian Pidgin English, comunque, eÌ derivante dal fatto che entrambe sono lingue pidgin e che i portoghesi furono i primi europei ad arrivare in Nigeria, percioÌ alcuni termini di derivazione portoghese â potremmo dire âromanzaâ â furono appunto tra i primi ad essere adottati (i.e. saÌbi e piÌkiÌn). Non appena, invece, gli inglesi consolidarono il proprio potere in Nigeria, nella lingua di contatto che andava costruendosi si integrarono sempre piuÌ parole di derivazione anglosassone. Insieme col colonialismo britannico, in Nigeria arrivoÌ anche lâistruzione di stampo europeo attraverso i missionari, molti dei quali parlavano Krio â un creolo lessificato dallâinglese â ed erano provenienti dalla Sierra Leone: soprattutto ex-schiavi o discendenti degli schiavi ârimpatriatiâ dai Caraibi (Faraclas, 1996).
EÌ quindi possibile sostenere che il pidgin sia effettivamente una lingua creata per questioni pragmatiche, al fine di risolvere lo iato comunicativo tra gruppi in contatto parlanti lingue diverse. Tale bisogno comunicativo si manifesterebbe attraverso strategie di acquisizione linguistica condivise da comunitaÌ diverse in diversi momenti storici e in luoghi geografici anche distanti tra loro, il che condurrebbe a rafforzare lâipotesi tipologica nellâapproccio alle lingue pidgin e creole.
Le attestazioni del Sabir portano a riflettere sulla possibilitaÌ di considerare risolvibili molti problemi comunicativi interlinguistici, almeno in parte, sfruttando elementi provenienti da repertori linguistici di riferimento vasti e ricchi di variazioni, specialmente concentrandosi sulle varietaÌ non- standard. Seppure possa apparire che una lingua creata sulle esigenze pragmatiche dei parlanti riduca significativamente i suoi domini dâuso e la sua potenza espressiva, da recenti studi appare che questa riduzione non sia in realtaÌ cosiÌ rilevante in pidgin e creoli espansi e stabilizzati (Turchetta, 2009; Siegel, 2004).
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