1.1 Pidgin, creoli e lingue di contatto
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Prima di considerarne piuĢ approfonditamente le specificitaĢ, soffermiamoci su alcune definizioni del termine āpidginā. Per cominciare, ne proponiamo una definizione lessicografica tratta dal vocabolario Treccani:
pidgin ā¹piĢgĢināŗ s. ingl. [alteraz., secondo la pronuncia cinese, dellāingl. business Ā«affariĀ», in quanto lingua adoperata soprattutto in rapporti dāaffari], usato in ital. al masch. ā Termine col quale si indica un tipo di lingua semplificata, nata dal contatto tra una lingua straniera (spec. una lingua europea coloniale) e una o piuĢ lingue indigene, usata nella comunicazione tra persone che non parlano ciascuno la lingua dellāaltro (quando si estende a unāintera comunitaĢ, puoĢ dare origine a una lingua creola); si distinguono pidgin a base inglese, a base portoghese, ecc. In partic., il Pidgin-English ā¹piĢgĢin iĢnglisĢāŗ eĢ costituito da un lessico inglese molto semplificato su una base grammaticale e fonetica cinese; come gli altri tipi di pidgin, si eĢ formato e diffuso nel sec. 19° quale mezzo di comunicazione negli scambi con i maggiori centri commerciali della Cina e con le comunitaĢ cinesi della California.
Si tratta, quindi, di un tipo di lingua derivante da altre, attraverso il contatto tra comunitaĢ linguistiche che, storicamente, si sono trovate costrette a risolvere il problema della comunicazione in piuĢ codici, soprattutto nella sfera delle attivitaĢ commerciali. Il termine eĢ stato coniato, appunto, dal contatto tra comunitaĢ sinofone e comunitaĢ anglofone, in unāalterazione fonologica dellāinglese business. Osserviamo ora unāaltra definizione piuĢ tecnica, derivante cioeĢ da alcuni studi specialistici in seno alle ricerche sulla creolistica e le lingue di contatto. Tra le molte che si possono riscontrare, ne presentiamo una tratta da un recente lavoro di Lim e Ansaldo (2015):
Pidgins are contact vernaculars which emerge in situations where communities with mutually unintelligible languages are in close and repeated contact in specific situations and need a medium for mutual communication. At the time of their formation, pidgins are not the mother tongue of any speakers but a secondary language, typically used in certain limited contexts or as a lingua franca when communicating with speakers of other languages than their own. Pidgins are characterized by very simple and variable grammatical rules in which traits of the various input languages combine, by a limited vocabulary and by elimination of many grammatical devices such as number and gender (DeCamp 1971). Pidgins may exist for a long time, typically for as long as the contact situation exists; in the case of trade, they often fade with the dissolution of the trading community that created them. (Lim, Ansaldo, 2015)
Comparando le due definizioni possiamo notare alcune differenze e altri elementi di continuitaĢ. Una sostanziale differenza eĢ che la seconda non menziona la colonizzazione, neĢ fa riferimento alle lingue europee giustapposte al concetto di lingue indigene; appare quindi una definizione scevra di un essenzialismo, per non dire eurocentrismo, riscontrabile in alcune spiegazioni comuni, proposte da chi si approccia alle lingue di contatto da non specialista. Lāavvento dei coloni europei in tutti i continenti ha sicuramente lasciato un segno probabilmente indelebile per moltissimi aspetti, nondimeno per quanto riguarda le lingue.
LāereditaĢ coloniale si manifesta in molte forme: dagli accordi commerciali tuttora in vigore, nellāorganizzazione filodemocratica dei governi attuali, fino alle lingue nazionali ufficiali che molti paesi ancora oggi mantengono in seno alle proprie istituzioni. Tuttavia, nella loro definizione di base, Lim e Ansaldo scelgono di non riportare tali dinamiche come fattori determinanti nella definizione di cioĢ che si intende con il termine āpidginā, nemmeno per quanto riguarda le possibili ālingue- modelloā da cui queste varietaĢ linguistiche hanno presumibilmente origine.
Al contrario, possiamo rilevare due elementi di continuitaĢ tra quanto riportato nel vocabolario Treccani e Lim e Ansaldo: il commercio come occasione di contatto e la semplicitaĢ strutturale e grammaticale delle lingue pidgin. Il commercio eĢ cioĢ che storicamente ha portato comunitaĢ separate a interagire tra loro per effettuare scambi di merce di un certo valore. EĢ considerabile come una delle pratiche piuĢ antiche dellāuomo, tanto da poter apparire naturale tanto quanto il linguaggio. Alcuni studiosi hanno studiato le implicazioni della presenza o dellāassenza di una lingua comune durante le attivitaĢ commerciali (Helliwell, 1999), dimostrando gli effetti positivi della possibilitaĢ di trovare strategie comunicative efficaci tra due lingue inintelligibili.
Sulla questione della semplicitaĢ linguistica delle lingue pidgin, molti linguisti e studiosi di creolistica si sono adoperati per descrivere la formazione e le strutture di queste lingue, creando lo spazio per una discussione che resta tuttora aperta. Soprattutto per il fatto che la differenza tra un pidgin e un creolo, di cui faremo alcuni esempi piuĢ avanti, non eĢ sempre facilmente individuabile in quanto traggono entrambi origine in situazioni di contatto, spesso forzato, molto simili tra loro e per eĢ comunque indispensabile uno strumento di comunicazione efficace.
LāentitaĢ di di questa efficacia e la possibilitaĢ che una lingua cresciuta in tali condizioni possa espandersi e stabilizzarsi dipendono da numerosi fattori e non eĢ sempre possibile prevederne il destino, ma forse ā parafrasando le conclusioni di Grandi (2008, p. 301) ā a noi umili linguisti, non eĢ dato sapere quale saraĢ la meta ultima di questi cambiamenti. Come per tutte le lingue ānaturaliā, organismi cangianti per natura, possiamo limitarci a osservarne i processi e a descriverne il perenne sviluppo. Alla luce di queste osservazioni, ci sembra opportuno riportare le parole di Grandi (2008, p. 275), il quale mette in guardia chi si avvicina allo studio delle lingue di contatto dal tentativo di darne definizioni univoche e totalizzanti:
lāapproccio piuĢ logico ad una questione assai dibattuta nella letteratura come quella trattata in questa sede sarebbe quello di partire dalla definizione dellāoggetto di indagine. Ma, come appariraĢ piuĢ evidente in seguito, eĢ forse proprio questo lāaspetto piuĢ spinoso dellāintera questione, da il momento che il confine tra le due realtaĢ linguistiche in esame, pidgin e creoli appunto, eĢ sovente labile e sfumato. (Grandi, 2008)